Molte persone si concentrano sul passato o sul futuro per evitare di sperimentare il presente, spesso perchè il presente è doloroso o difficile da sopportare. Durante una lezione di yoga molti studenti pensano di dover semplicemente “serrare i denti e sopportare il dolore” finché l’insegnante non dice loro di uscire dalla posizione assunta. Questo modo di vedere lo yoga come una specie di ginnastica estetica è profondamente sbagliata. Il dolore esiste per farci da insegnante, poiché la vita è piena di dolore.
Solo nello sforzo c’è la conoscenza. Solo quando c’è il dolore è possibile vedere la luce. Il dolore è il nostro guru. Così come sperimentiamo il piacere in maniera gioiosa, dobbiamo anche imparare a non perdere la nostra felicità quando ci troviamo di fronte al dolore. Imparate a trovare sollievo anche nel malessere. Non dobbiamo cercare di fuggire dal dolore, ma piuttosto cercare di superarlo passandoci attraverso. In questo modo coltiviamo sia la tenacia che la perseveranza, due qualità fondamentali nell’atteggiamento spirituale da tenere nei confronti sia dello yoga, sia della vita in generale.
Così come le norme etiche dello yoga purificano le nostre azioni nel mondo esterno, gli asana e il pranayama purificano il nostro mondo interiore. Utilizziamo queste pratiche per imparare a sopportare e superare gli inevitabili dolori e sofferenze della vita. Le pratiche dello yoga ci rivelano quanto dolore il nostro corpo è in grado di sopportare e quanta sofferenza può essere tollerata dalla nostra mente.
Poiché il dolore è inevitabile, l’asana rappresenta un laboratorio in cui possiamo scoprire come sopportare il dolore che non può essere evitato. Anche se certamente non siamo alla ricerca del dolore, non dobbiamo rifuggire dalle sofferenze della vita che fanno parte di ogni crescita e cambiamento. Gli asana ci aiutano a sviluppare una maggiore capacità di sopportazione, sia nel corpo che nella mente, così da permetterci di tollerare con più facilità lo stress e la tensione.
C’è bisogno di una certa resistenza per rimanere in un asana. Per padroneggiare una posizione c’è bisogno di pazienza e disciplina. L’asana non può essere eseguito facendo smorfie di dolore. Allora come possiamo imparare a rendere il dolore più sopportabile? Bisogna imparare a rilassarsi anche in presenza di tensione. Questo processo di rilassamento può avere in inizio eliminando lo stress presente nelle tempie e nelle cellule celebrali. Inizia da qui, rilassa le tempie e gli occhi.
All’inizio ill dolore può essere molto forte perché il corpo oppone resistenza. Arrendendoci al dolore, il corpo diventa più morbido, e il dolore diminuirà gradualmente.
Quando durante la pratica di un asana proviamo un dolore, entriamo in contatto con la parte dolente del nostro corpo, così da poterlo posizionare meglio, alleviare il dolore e percepire nuovamente il senso di leggerezza di cui abbiamo bisogno.
Il dolore può essere un grande insegnante, che ci educa prima a vivere insieme a lui, e poi a dirgli addio.
Non è lo yoga che genera tutto questo dolore; il dolore è già presente. Viviamo da sempre assieme al dolore, ma abbiamo imparato a non esserne consapevoli. E’ come se il nostro corpo si trovasse in uno stato comatoso. Quando cominciamo a praticare yoga, i dolori a lungo ignorati vengono alla superficie. Quando siamo in grado di utilizzare la nostra intelligenza per purificare il nostro corpo, allora i dolori nascosti vengono dispersi. Finché c’è rigidità nel corpo e nella mente non può esserci pace. Errori interni come lo sforzarsi, l’agire senza osservare, l’irrigidire la gola, e il bloccare le orecchie, creano abitudini che a loro volta causano mancanza di coscienza, oppressione, pesantezza, rigidità, squilibrio e dolore.
Esistono solo due modi per affrontare il dolore: vivere per sempre con il dolore, oppure scoprirne la causa e cercare di eliminarlo del tutto.
Se da una parte dobbiamo riconoscere l’esistenza e l’importanza del dolore, dall’altra non dobbiamo assolutamente glorificarlo. Quando esiste un dolore, deve esserci anche una causa. L’obiettivo non è di mantenere ad ogni costo una posizione dolorosa, o tentare di eseguirla quando non si è fisicamente pronti.
L’obiettivo è di praticare gli asana con la maggiore intensità possibile d’intelligenza e amore . Per farlo, dobbiamo imparare la differenza tra il dolore “giusto” e il dolore “sbagliato”.
Il dolore giusto non è solamente costruttivo ma anche euforizzante e stimolante, mentre il dolore sbagliato è distruttivo e causa sofferenze atroci. Il dolore giusto è per la nostra crescita e per la nostra trasformazione fisica e spirituale.
Il dolore giusto viene generalmente percepito come una sensazione di graduale allungamento e stiramento, e deve essere differenziato dal dolore sbagliato., che spesso si manifesta come una sensazione acuta e improvvisa che il nostro corpo impiega per avvertirci che abbiamo superato le nostre capacità attuali.
La sfida dello yoga è di guidarci al di là dei nostri limiti, ragionevolmente.
“Tra le più grandi benedizioni che ho ricevuto nella mia vita, annovero anche la salute cagionevole, la povertà e la mancanza di educazione della mia infanzia, come anche la durezza del mio guru.Senza queste privazioni, non avrei mai perseverato così fedelmente nella pratica dello yoga. Quando veniamo privati di ogni altra cosa, ci viene rivelata l’essenza della vita”
B.S.K. IYENGAR
“Lo yoga ci insegna a curare ciò che non può essere sopportato e a sopportare ciò che non può essere curato.”
MARIA ERICA GIORGINO SOLETO (LE) VIA SALOMI N6 P.IVA 05175340750 © 2021 – Tutti i diritti sono riservati.